Effetto-notte in pittura, parte II - Artisti vari


fotomontaggio Frankenstein Junior in Natura morta
Vanitas, Natura morta -B. Bruyn
Con Effetto-notte in pittura parte II, continua la kermesse "pitto-cinematografica" che esplora i rapporti tra cinema e pittura attraverso l’analisi dei capolavori di artisti sedotti dal mondo della celluloide. 

In questo secondo capitolo, Scoria dell’Arte propone la triade Frankenstein-Addams-Corleone, alcuni tra i più illustri cognomi della storia del cinema e dell’home video, entrati prepotentemente anche in pittura (chi per divertire, chi per soggiogare).
La rassegna sul connubio tra Terza e Settima Arte si apre con la suggestiva visione della Vanitas - Natura morta, offerta da Bartholomäus Bruyn o Barthel Bruyn, un buontempone tedesco venuto dall'Olanda per deliziare il pubblico d’oltralpe con i suoi trompe-l'œil e sottili giochi di rimandi tra realtà e illusione percettiva. E lo fa con un prestito cinematografico di tutto rilievo: Frankenstein Junior, l’indiscusso capolavoro con cui nel 1974 Mel Brooks omaggiava la "creatura" di Mary Shelley trasponendola in una esilarante parodia horror.
Ma torniamo al dipinto. Il tema prescelto da Barthel Bruyn è quello della Vanitas, sottocategoria del più ampio genere del "Ricordati che devi morire", ossia una natura morta in cui sono presenti elementi simbolici che alludono al tema della caducità della vita e all'effimera condizione dell’esistenza umana. 
Elementi caratteristici di tale composizione sono: il teschio, la candela spenta e Igor, o meglio Aigor (o anche Eye-gore), il fedele aiutante del professor Frederick Frankenstin, dotato di occhi a palla e gobba mobile e interpretato da Marty Feldman. 

Il dipinto presenta una scaffalatura scarna dove, sul ripiano inferiore, poggia una candela fumante che rappresenta la fugacità di tutte le cose del mondo. A rimarcare il concetto, per chi ancora non l’avesse capito, ci pensa il cranio collocato al centro della composizione, accompagnato dalla nota “6 Months Dead” (Morto da 6 mesi) redatta in un elegante stile gotico. Se la clientela è più esigente ed ama il prodotto fresco, bisogna allora andare sul “Morto di giornata” (Freshly Dead). 

Conclude la rassegna sui piaceri della vita, la frase latina “Tutto perisce attraverso la morte, la morte è la fine delle cose”.

Poteva andare peggio…poteva piovere.

Rimaniamo in tema con l’enigmatica Monna Morticia, matriarca della famiglia Addams, che acquista le fattezze dell’attrice Anjelica Houston nel dipinto a olio su tavola realizzato da Leonardo da Vinci e custodito al Museo del Louvre di Parigi. 


fotomontaggio La Gioconda con Morticia Addams
Monna Morticia - Leonardo

Il fascino misterioso di Morticia Addams, seducente dark lady, ispiratrice di serie televisive e pellicole cinematografiche, non poteva lasciare indifferente un artista come Leonardo, da sempre interessato a decifrare le oscure leggi che sottendono la natura e l’animo umano. 
Il celebre ritratto mostra la mezza figura della cadaverica donna comodamente seduta in poltrona, girata a sinistra, ma con il volto frontale orientato verso lo spettatore. Morticia indossa una gotica veste scollata con maniche ampie e un drappo leggero che, dalla spalla sinistra, scende probabilmente fino al bacino. A catturare l’attenzione dell’osservatore è quell'impercettibile ghigno che appare sul volto esangue di Morticia quando la visione si focalizza su altri particolari del quadro, come gli occhi o la chioma corvina. 

È la funerea visione di una donna la cui anima è presente ma in realtà inaccessibile. 

Di tutt'altro spessore è il terzo ed ultimo dipinto realizzato da Joseph Ducreux, artista di cui già si è avuto modo di apprezzarne l’originalità del tocco. Estimatore della saga cinematografica de Il padrino, firmata Francis Ford Coppola, il pittore francese propone il suo personale omaggio al personaggio più controverso della storia del cinema: Don Vito Corleone (alias Marlon Brando), star indiscussa della mafia italo-statunitense nella New York degli anni ’50. 


fotomontaggio Le discret di Ducreux con Don Vito Corleone, Il padrino
Don Vito Corleone il discreto - J. Ducreux

Il dipinto, dal titolo Don Vito Corleone il discreto, raffigura il potente capo-mafia nell'atto solenne di dispensare un consiglio assai prezioso che ha tutto il sapore di un’intimidazione: tacere. 

Dalla penombra dello sfondo, il Padrino emerge in primo piano investito da una luce frontale che svela i tratti di una fisionomia quasi inquietante. Mentre il corpo dell’uomo è ritratto di profilo, la testa si volge verso l’osservatore che viene esortato al silenzio attraverso il gesto dell’indice che sfiora la possente mascella.

Tutta l’eloquenza cinematografica racchiusa in un gesto pittorico.


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