Rockstars into classical paintings

Elvis Presley e Keith Richards: da icone del rock a icone della pittura



Che siano viziosi o morigerati, sfrontati o riservati, esosi o più modesti, i protagonisti del rock godono indubbiamente di un’aurea particolare. Il loro stile di vita, il modo di vestire, di muoversi o proporsi al pubblico può ammaliare quanto riluttare, generare emuli ad oltranza o incontrare accanita resistenza. 
Una cosa è certa: sono semidei dotati di una duplice natura, umana e divina. 
Spesso di bell'aspetto, nascono in possesso di specifiche qualità che gli permettono di avere una grande successo e di acquisire notevoli poteri, come: oltrepassare la soglia della povertà, diventare milionari, sperperare patrimoni, devastarsi di Tavernello fino al coma etilico e ritornare sulla cresta dell’onda come se niente fosse, risorgendo dalle proprie ceneri come l'Araba Fenice. 
Esse però non godono di un completo stato di divinità: essendo per metà umane, anche le rockstars sono tenute sotto stretta sorveglianza dal Triste Mietitore. 
Tuttavia, alcune di loro sembra proprio che abbiano acquisito l'immortalità. 


Le rockstars nei dipinti classici-Fotomontaggi di Scoria dell'Arte
Keith Richards in meditazione -Lo Spagnoletto


E’ il caso di Keith Richards, leggendario chitarrista dei Rolling Stones, le cui stupefacenti abitudini, dall’alto dei suoi 73 anni, avrebbero già steso anche un cavallo. 
Avvolto in un manto di spiritualità purpurea, eccolo qui, Keith Richards in meditazione, olio e ossa su tela in un notevole quanto limpido esempio di crudo realismo. 
Autore della tela è Jusepe de Ribera, conosciuto anche col soprannome Spagnoletto, artista particolarmente ossessionato dal carpire i segreti di corpi misteriosamente ancora pulsanti. 
Nonostante abbia 73 anni e ne dimostri 180, il fisico di Keith Richards rivela ancora una certa tempra: con il volto segnato dal tempo e l’artrite che gli avviluppa le mani, la viva e vegeta leggenda del rock porta alla bocca una sigaretta intenzionato unicamente ad assaporare la sua personale interpretazione dell’esistenza. 
Ma il teschio che regge nell'altra mano, simbolo della dipartita, è l’unica certezza concreta. 
Lo sa bene Elvis Presley, icona senza tempo prematuramente passato a miglior vita in circostanze mai del tutto chiarite, sebbene, secondo numerose testimonianze, sarebbe ancora vivo e celebrerebbe matrimoni a Las Vegas. 
Con la sua musica e la sua presenza scenica, Elvis the Pelvis è entrato nell'immaginario collettivo diventando oggetto di culto, venerazione e di travestitismi improbabili, imitato e riprodotto in tutte le salse. Non ultima quella pittorica, come dimostra la tela firmata dal Caravaggio. 

fotomontaggi di rockstar in dipinti classici-Elvis Presley-Bacchino malato di Caravaggio
Elvis Presley ne" Il Bacchino malato"- Caravaggio

Con la sua interpretazione del Bacchino malato, Michelangelo Merisi da Caravaggio conferma la notevole influenza che Elvis ha esercitato sulla cultura mondiale. Abbandonati gli eccentrici abiti di scena, Elvis Presley si cala nelle (poche) vesti di Bacco, dio dell'ebrezza orgiastica, in una posa contratta ma sensuale, leggermente spinta in avanti. La mano destra stringe un grappolo d’uva dove due acini marci, rappresentano la fragilità della vita umana e la presenza ineluttabile della morte. In contrasto con la caducità dell’esistenza è l’edera viva e rigogliosa, simbolo dionisiaco di eternità, che cinge il cosiddetto ciuffo alla Elvis. 
Il dipinto assumerebbe dunque il significato di rinascita, il trionfo e la vittoria di Elvis sulla morte. 

Dopotutto si sa, Elvis è vivo.

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