Doppio ritratto della Santanché e visagista - P. della Giorgia (falsario di Piero della Francesca)

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Doppio ritratto Santanché-Visagista - P.della Giorgia



Oggi ci occupiamo di uno dei più controversi casi di falsificazione artistica, pratica molto diffusa fin dai tempi antichi attraverso cui i maestri della contraffazione sono riusciti ad ingannare anche l’occhio del critico più esperto. L’opera in questione è un dozzinale dipinto eseguito da un pittore sconosciuto in Italia ed anonimo all'estero, Pierino della Giorgia, e spacciato per il Doppio ritratto dei duchi di Urbino, celebre opera di Piero della Francesca del 1465-1472 .



L’opera originale, raffigurante i ritratti dei coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, ebbe una storia travagliata passando, nel corso dei secoli, dalle collezioni ducali di Urbino a quelle dei Della Rovere, fino ad arrivare nel Settecento agli Uffizi. A quel tempo si era completamente persa la fama del dipinto, tanto che qualche buontempone pensò bene di sostituire l’originale con un falso che ha fatto bella mostra di sé fino agli inizi del governo Berlusconi IV.


Il quadro farebbe infatti pensare più ad un oggetto privato, piuttosto che a un ritratto da mostrare in pubblico. 

Per eseguire il falso, Pierino della Giorgia si sarebbe servito di due modelli molto noti nel mondo dei falsari: Daniela Santanché e il suo visagista personale. Daniela Santanché, la donna alla quale non si affiderebbe neanche l’amministrazione di un condominio, era soprannominata La Pitonessa per una vecchia barzelletta oscena, l’unica che conosceva e che si ostinava incessantemente a raccontare a chiunque incontrava. Ma la Santanché balzò agli onori della cronaca del tempo anche per essere stata la prima donna a rinunciare al velo per abbracciare la causa botox. 

L’intento originario del falsario era rappresentare i due personaggi secondo canoni classici, ossia senza trucchi né inganni dando origine ad una realtà superiore, dominata da leggi matematiche.

Come in un cammeo tardo-imperiale, gli pseudo-sovrani sono raffigurati di profilo in un'immobilità solenne, davanti al lontano paesaggio di Forte dei Marmi, generoso omaggio dell’artista alla Santanché. Pierino della Giorgia, con il suo stile quasi metafisico, arriva alla rappresentazione della perfetta donnina rinascimentale, consapevole della centralità del suo ruolo nell'universo e del predominio della sua intelligenza e della sua cultura.

Il ritratto di Battista/Santanché ha una colorazione chiara, con la pelle di un candore ceruleo e lo sguardo paralizzato dal botulino, come imponeva l’etichetta dell’epoca per le pelli particolarmente segnate dal tempo. Una pelle chiara e distesa era inoltre segno di nobiltà, in contrapposizione all'abbronzatura dei contadini che dovevano stare all'aperto. Il naso è sottile, secondo la moda del tempo che obbligava le donne a sottoporsi a ricorrenti interventi di rinoplastica. La fronte è alta (i capelli le vennero rasati col fuoco di una candela), l'acconciatura elaborata, intessuta di panni, gioielli e gemme. 

Il ritratto di Federico/Visagista è invece più naturalistico. Servo fedele della propria professione, con distaccata oggettività rompe quell'immobilità solenne protendendo la mano verso il viso della donna, camuffandone la genuinità del prodotto. 

Trattandosi di un falso, artista e visagista sono stati condannati in Cassazione per immissione in commercio di articoli contraffatti.




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